martes 22 de marzo de 2011
L"autunno, nella metafora del sogno
Prima che la terra toccasse la mia bocca
che mi desse un suono per il grido
che mordesse le mie labbre la parola
prima che la tessitura fragile del dolore
disegnasse un solco per lievitare la lacrima
e la luna abortasse un figlio bastardo
di tre re stupidi.
Molto prima che i miei genitori fossero figli
ed i miei figli fossero genitori
prima che lo specchio fosse fiaba
e l"autunno una metafora del sogno
prima che Apolo uccidesse Pitón
e Ares bagnasse di sangue l"universo.
Molto prima che Hefesto guidasse i cavalli del sole
e la fame e la guerra ammazzassero i nostri bambini.
Prima che Maria la violasse il santo spirito.
Prima che Eva fosse amante del suo figlio
e che Oedipus fosse amante di sua madre.
Molto, ma molto prima,
Tu ed I, prigionieri nelle radici del tempo
senza nascere, senza amare, senza ferire, senza sognare.
essendo appena piccoli minerali
frugando il germe della nulla
E adesso, donna, che i vostri occhi
si inclinano a baciare la terra,
che i tuoi denti si aprano per mordere la vita
che le mie mani si estendono per toccare il vostro bacio
che si congela il giudizio, che si fonde l"aria
che ti batte la pancia.
Ora, che siamo carne e tempo
nella battaglia armonica di due corpi
nella fusione illogica delle nostre anime,
adesso, solo adesso
lontano dal cielo e dal olimpo
arrampicati alle mure degli orologi umidi.
Lontano, molto lontano dal stupore e la innocenza.
Gemendo e sospirando, godendo e resistendo.
Altra volta guardando perché si muoiono i bambini.
Altra volta, lo specchio della fiaba
l"autunno, nella metafora del sogno.
-Autor: Walter Faila
Traducción: Hilda Roccia